Status
Nidificante estivo, migratore regolare.
In Regione l’areale appare oggi leggermente ampliato rispetto a quello del 1999 con il numero delle tavole occupate che passa dalle 51 di allora a 69 (pari al 39,4% del totale). Sono migliorate le informazioni sulla certezza o probabilità della nidificazione che riguardano attualmente 53 tavole (30,3%), grazie soprattutto ad una più precisa ricerca nel Bolognese dove gran parte delle indicazioni precedenti, quasi unicamente di eventualità, diventano ora certe.
Non sono confermate le presenze (eventuali) nella fascia orientale della Regione, ovvero nell’Appennino riminese e nelle zone ferraresi del Parco del Delta.
La carta mostra una prevalente distribuzione nelle zone centrali ed occidentali dell’Appennino dove la specie risulta nidificante anche a quote basse: 100 m nel Bolognese (Tinarelli et al. 2002), 152 m nel Parmense (Ravasini 1995), 145 nella Vena del Gesso ravennate (Ceccarelli e Gellini 2011); la maggior parte delle coppie è comunque distribuita ad altitudini medio-alte, dai 500 m al crinale; nel Forlivese solo la parte alta dell’Appennino risulta frequentata.
Nel valutare la distribuzione va tenuto presente che l’epoca tardiva del movimento migratorio (maggio-inizio giugno) può portare ad una sovrapposizione fra individui migranti e coppie nidificanti, creando possibilità di errate valutazione della presenza riproduttiva; l’elevato numero di tavole con indicazioni eventuali (17) può derivare appunto da questa problematica; tenuto conto di questo è tuttavia molto probabile una reale minore diffusione nella parte orientale dell’Appennino.
In Italia è stimata una popolazione di 600-1000 coppie (Brichetti e Fracasso 2003); quella regionale era stimata in 100-300 coppie (Chiavetta 1992) con un valore massimo forse troppo ottimistico; per i nuclei più consistenti le valutazioni più recenti indicano 40 coppie nel Parmense (Ravasini 1995), 25-50 coppie nel Bolognese con possibile tendenza all’aumento (Tinarelli et al. 2002).
La Regione è interessata da un discreto movimento migratorio che può riguardare svariate migliaia di individui (Chiavetta 1992); il transito avviene su fronte ampio, senza particolari rotte migratorie; in qualche caso però sono stati individuati percorsi autunnali con discreti passaggi come quello che risalendo il Savio valica il Passo dei Mandrioli (FC): qui il massimo giornaliero è stato osservato il 24/8/02 con 63 individui (Premuda et al. 2006).
Nella Lista Rossa italiana (LIPU e WWF 1999) la specie è dichiarata vulnerabile, in quella della Regione (Gustin et al. 1997) è a status indeterminato. Al momento tuttavia non sembrano esistere particolari minacce in ambito regionale, a parte quelle derivanti da elettrocuzione o collisione con linee elettriche, come documentato anche localmente (Tinarelli e Tirelli 2003); i rischi potrebbero derivare soprattutto dalle eventuali future installazione di impianti eolici che rappresentano gravi pericoli per tutti i grandi rapaci. In campo nazionale i rischi per la specie derivano principalmente come noto dall’attività venatoria illegale durante il passo nelle regioni italiane meridionali.
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