Status
Nidificante estiva, migratrice regolare, svernante irregolare?
L’areale attuale risulta più ampio di quello del 1999 con un aumento delle tavole occupate da 101 a 148 (84,6% del totale), quasi tutte (144) con indicazione certa o probabile di riproduzione.
L’ampliamento (che riguarda in particolare il territorio piacentino, buona parte della pianura bolognese, reggiana e modenese, oltre alla fascia costiera di Ravenna e Ferrara) sembrerebbe indicare una fase espansiva di questa specie per la quale peraltro sono indicate fluttuazioni notevoli sia sul breve termine sia in tempi lunghi (Brichetti et al. 1992). Un incremento quantitativo importante è stato riscontrato ad esempio nelle province di Forlì-Cesena e Ravenna negli ultimi 10 anni; il confronto fra i censimenti effettuati nel 1995-97 e quelli ripetuti nel 2004-07 evidenzia un aumento degli indici di densità relativa del 24% (Ceccarelli e Gellini 2011); va precisato tuttavia che l’incremento è stato determinato in gran parte dalle presenze eccezionali del 2005, ciò a riprova delle fluttuazioni annuali della specie.
La stima della popolazione italiana è di 15.000-30.000 covate (Brichetti e Fracasso 2004), quella regionale è di 1.600-4.000 con trend fluttuante (Marchesi e Tinarelli 2007). Le stime locali sembrano influenzate dalle probabili fluttuazioni annuali: per il Parmense la stima di 80 coppie (Ravasini 1992) appare molto riduttiva rispetto alle 300-660 coppie valutate nel Bolognese (Tinarelli et al. 2002).
Diffusa prevalentemente nella pianura e nella bassa collina; l’altitudine non sembra tuttavia un fattore limitante per la sua presenza, vincolata piuttosto alla disponibilità di vasti pascoli ed aree aperte (Ceccarelli e Gellini 2011); la specie è segnalata infatti a 1250 m nel Forlivese (M.Fumaiolo), a 1200 m nel Piacentino.
In Europa è classificata SPEC3 a causa dello status sfavorevole (BirdLife International 2004) e nella Lista Rossa italiana è inserita fra le specie a basso rischio (LIPU e WWF 1999); i fattori limitanti sono legati alle modificazioni del paesaggio agrario, alla meccanizzazione agricola, all’uso dei pesticidi; l’attività venatoria, che non ha più un forte impatto diretto con i nuovi calendari venatori che risparmiano i flussi migratori importanti, può rappresentare un pericolo indiretto a causa dell’inquinamento genetico con la Quaglia giapponese immessa.
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