Status
Migratore regolare.
Nella Regione appare presente in 108 tavole (61,7% del totale), 102 delle quali (58,3%) con indicazione di riproduzione certa o probabile.
La distribuzione risulta quasi continua in tutta l’area appenninica dalle zone pedecollinari ad altitudini elevate: 1050 m riscontrati nel Forlivese (Ceccarelli e Gellini 2011), 1560 m nel Parmense (Ravasini 1995). Tutta la pianura appare invece disertata ad eccezione delle zone di costa ravennati e ferraresi e della fascia lungo il Po nel tratto occidentale di Parma e Piacenza.
L’habitat riproduttivo è rappresentato in collina da zone di bosco rado alternate a spazi aperti, calanchi, incolti cespugliati, coltivi con conduzione agricola tradizionale, in pianura da boschi litoranei e boschi fluviali, da aree golenali.
In Italia sono stimate 10.000-30.000 coppie (Brichetti e Fracasso 2006) ampiamente distribuite in tutta la Penisola ed in Sardegna, localizzate in Sicilia; la valutazione della popolazione è ardua, come per tutti i notturni; nel Bolognese sono stimate 150-300 coppie (Tinarelli et al. 2002), nel Parmense 220-250 coppie (Ravasini 1995).
Anche le valutazioni sul trend appaiono problematiche; apparenti ampliamenti dell’areale nelle province romagnole sembrano dovute più ad un miglioramento della ricerca, effettuata con il metodo dei richiami registrati, che ad un reale aumento distributivo.
La situazione regionale non si presenta tuttavia tanto critica come in Europa nel suo complesso dove la specie è considerata SPEC2 (BirdLife International 2004) e cioè con una popolazione in declino e concentrata nel continente; è inserita anche nella Lista Rossa italiana (LIPU e WWF 1999) con il grado di specie a basso rischio ed è citata in quella regionale come specie a status indeterminato (Gustin et al. 1997).
I rischi per la specie derivano soprattutto dalla scomparsa degli habitat adatti e dall’uso di pesticidi; oltre a incentivare i metodi di lotta biologica, nelle zone di pianura sarebbero necessari interventi di ripristino ambientale per ricostituire isole di naturalità soppresse dalle moderne tecniche colturali; la presenza lungo la aree costiere e golenali dimostra appunto che la distribuzione non è limitata da fattori altimetrici ma dalle trasformazioni ambientali.
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