Status
In parte sedentaria, migratrice regolare, svernante.
L’insediamento della Taccola come nidificante regolare in Emilia-Romagna è recente risalendo alla seconda metà del ‘900: nel 1961 sono state segnalate colonie nell’Appennino forlivese (Foschi 1986), nel 1965 in quello ravennate (Toschi 1967), nel 1973 in quello parmense (Tornielli 1979); successivamente è stato registrato l’insediamento anche nelle principali città: a Bologna nel 1966 (Toschi 1967), a Forlì nel 1975 (Foschi 1986), a Parma nel 1979 (Tornielli 1979), a Ravenna nel 1981 (Ortali 1981), a Modena sul finire degli anni ‘70 (Fraissinet 1989).
Si è trattato quindi di una progressiva espansione che ormai interessa tutta la Regione; la distribuzione attuale riguarda 123 tavole (70,3% del totale) delle quali 104 (59,4%) con indicazione certa o probabile di riproduzione; nella Carta del 1999 le tavole complessive erano 82.
L’aumento, più che ad una fase di espansione ancora in corso, deriva principalmente dall’acquisizione dei dati degli atlanti di Piacenza, Bologna, Ravenna e dai dati inediti di Reggio e Modena.
Un modesto aumento reale è stato verificato nel settore orientale; infatti, nelle province di Forlì-Cesena e Ravenna, dal 1995-97 al 2004-07, sono risultate in aumento sia la distribuzione (+22%) che l’abbondanza relativa (+10%) (Ceccarelli e Gellini 2011); l’aumento non interessa però l’area della pianura intensamente coltivata dove la presenza rimane molto localizzata e decisamente sotto la potenzialità del territorio. Certamente per la specie non sono in atto nell’ultimo decennio i notevoli incrementi segnalati invece per altri Corvidi, per la Gazza in particolare e, in minore misura, per la Ghiandaia.
La popolazione italiana è considerata stabile con 50.000-100.000 coppie (BirdLife International 2004). Localmente sono valutate 1500-2000 coppie in provincia di Bologna (Tinarelli et al. 2002), 322-340 coppie nel 1994 in quella di Parma, in aumento rispetto alle 168-202 coppie del 1991 (Ravasini 1995).
E’ da segnalare l’importante dormitorio nell’Oasi di Magliano (FC) dove negli ultimi inverni si sono radunati regolarmente 1000-2000 individui (Ceccarelli e Gellini 2011).
I siti riproduttivi sono rappresentati dalle cavità naturali nelle pareti rocciose, ma ancor più da quelle artificiali nei manufatti umani: edifici storici, case rurali abbandonate, ponti e viadotti.
Proprio la ridotta disponibilità dei siti artificiali dovuta ad interventi di restauro degli edifici monumentali (con la chiusura dei fori per i ponteggi allo scopo di allontanare le colonie di piccioni), oppure al recupero delle case abbandonate, rappresenta al momento l’unico rischio potenziale per la specie. Viene segnalata anche una possibile limitazione causata dall’espansione del Pellegrino che può allontanare le colonie rupicole dai siti naturali (Tinarelli et al. 2002).
L’insediamento della Taccola nelle città poteva far pensare ad una conflittualità nei riguardi dei piccioni; in realtà, pur esercitando un’attività di predazione sui nidi di questi ultimi, la presenza della taccole non rappresenta un fattore limitante importante per la popolazione dei piccioni, anche perché in genere le colonie cittadine delle taccole sono di modesta entità.
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