Regione Emilia-Romagna 
ASSESSORATO AGRICOLTURA, ECONOMIA ITTICA, ATTIVITA' FAUNISTICO-VENATORIE.
Indice generale
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AVERLA CENERINA Lanius minor
Dimensioni: 
20 cm; apertura alare: 32-35 cm. 
Peso medio: 
40-60 gr. 
Specie politipica: 
2 sottospecie nel Paleartico occidentale. 
Distribuzione: 
Euroturanica. Presente in Europa, con esclusione delle regioni nordiche, delle Isole britanniche e di parte delle regioni centrali (Germania e stati confinanti); la Romania ospita oltre la metà della popolazione continentale, altre presenze importanti sono in Russia e Turchia.
Caratteristiche generali 
Averla di dimensioni maggiori dell’Averla piccola, dalla quale si differenzia per l’assenza del colore castano del dorso, risultando caratterizzata dall’aspetto complessivamente bianco, nero e grigio: in volo si notano grandi contrasti bianchi e neri sulle ali e sulla coda; nera è anche una mascherina sugli occhi e sulla fronte, come il becco, grosso e adunco; le parti superiori sono grigio-cenerine, quelle inferiori di un leggero rosa-salmone; i sessi sono simili. 
Con le altre averle ha in comune l’habitat, rappresentato da zone aperte con presenza di siepi e cespugli spinosi e di elementi utili per la caccia da appostamento (pali, fili aerei); può cacciare anche con la tecnica del volo “sur place”; si nutre di grossi Insetti (Coleotteri e Ortotteri) e piccoli vertebrati terrestri (micromamiferi); nidifica sugli alberi. 
E’ migratrice a lungo raggio, svernante nell’Africa meridionale.  
Status 
Nidificante estiva, migratrice; in Italia sono stimate 1.000-2.000 coppie. 
Le notizie storiche la davano molto comune nella pianura e nella collina modenese (Doderlein 1869; Picaglia 1888), comune nel Parmense e nel Piacentino (Tornielli 1954); nella Romagna era dichiarata “poco comune” (Imparati 1934), “frequente, non è comunissima” (Zangheri 1938). 
Attualmente in Emilia-Romagna è considerata altamente vulnerabile con popolazione stimata in 20-50 coppie alla fine del secolo scorso (Gustin et al. 1997). Lo stato di grave declino riguarda peraltro anche tutto il territorio nazionale ed europeo; nella Lista Rossa italiana (LIPU e WWF 1999) è inserita fra le specie in pericolo e nell’Europa è classificata SPEC2, ovvero con status sfavorevole e popolazione concentrata nel continente (BirdLife International 2004). 
La carta di distribuzione regionale mostra 19 tavole occupate (10,9% del totale), ma va precisato che si tratta ormai in gran parte di dati della fine del ‘900 per molti dei quali non si dispone di conferme più recenti; inoltre sono solo 12 le tavole con riproduzione accertata o probabile; le altre 7 tavole di eventualità sono verosimilmente da attribuire alla presenza di individui in migrazione tardiva e non nidificanti. 
Si riportano per gli anni ’80-’90 le informazioni note: circa 24 nidificazioni riportate nel Parmense, tutte in zone di pianura, con l’ultimo dato del 1995 e una popolazione stimata in 14-17 coppie (Ravasini 1995); 2 nidificazioni nella pianura piacentina (Ambrogio et al. 2001); 3 coppie presenti (1988) nella pianura modenese (Giannella e Rabacchi 1992); 3-5 coppie nella pianura bolognese (Tinarelli et al. 2002); in Romagna venivano indicati rari casi di riproduzione nei pressi delle coste e pinete ravennati, mentre per il Forlivese veniva indicata solo l’eventualità della nidificazione (Foschi e Gellini 1987). 
La specie è risultata decisamente in declino nel primo decennio del secolo attuale: negli atlanti delle province romagnole (Gellini e Ceccarelli 2000; Ceccarelli e Gellini 2011) non sono riportate nidificazioni (l’unica segnalazione recente è riferita ad una piccola colonia di 2-3 coppie ai margini di una cava nel Ravennate – A.Magnani, inedito); nel Ferrarese è segnalata la nidificazione nel 2007 e 2008 in Valle Pega (Costa et al. 2009); per il Parmense sono note segnalazioni degli anni 2000 nelle zone di Soragna e Torrile; non ci sono segnalazioni nelle ricerche per gli atlanti di Reggio e Modena. 
Le informazioni recenti riguardano in sostanza solo zone localizzate di Parma, Ferrara e Ravenna e le tavole interessate potrebbero essere ridotte attualmente a  5-6. 
L’habitat comune a tutte le segnalazioni è un ambiente di pianura aperto, con coltivazioni diversificate, prevalentemente erbacee, ma con presenza vincolante di piante mature isolate, alberi tutori delle viti, pali e linee aeree. 
E’ problematico individuare le cause del declino; fra le concause (Gustin et al. 1997) sono indicate: uso dei pesticidi e sostanze chimiche, meccanizzazione ed agricoltura intensiva, riduzione delle siepi, problematiche legate alla siccità nei quartieri africani di svernamento, oltre a cause sconosciute.    
Gli interventi gestionali proponibili sono in pratica gli stessi indicati per l’Averla piccola e cioè la salvaguardia e il ripristino di spazi naturali nell’ambiente agricolo, il mantenimento di aree aperte nei pascoli abbandonati.
 
Averla cenerina
 
 
 
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