Regione Emilia-Romagna 
ASSESSORATO AGRICOLTURA, ECONOMIA ITTICA, ATTIVITA' FAUNISTICO-VENATORIE.
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Indice generale
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CORMORANO Phalacrocorax carbo
Caratteristiche generali 
Lungh. 80-100 cm, apertura alare 130-160 cm, peso  1.620-2.720 g.  Sessi simili nella colorazione (maschi mediamente più grandi). Abiti stagionali e giovanili differenziati. Specie politipica (6 sottospecie) a distribuzione subcosmopolita. Uccello con becco robusto e livrea quasi completamente nera; confondibile solo con altri Marangoni e specialmente con il Marangone dal ciuffo che ha dimensioni leggermente inferiori, testa e becco in proporzione più piccoli e una cresta sul capo durante il periodo nuziale.  
In Emilia-Romagna è una specie parzialmente sedentaria e nidificante, migratrice regolare e svernante. 
Distribuzione e status 
Il Cormorano ha un ampio areale di distribuzione che dalla Groenlandia e dalle coste atlantiche settentrionali del Nord America si estende attraverso l’Europa e l’Asia fino all’Australia e alla Nuova Zelanda e verso sud raggiunge il Sud Africa. In Europa vi sono due sottospecie: la nominale carbo, presente principalmente in Norvegia, Gran Bretagna e Irlanda, e la sinensis, diffusa nel resto del continente. In Italia sono presenti sia la sottospecie sinensis come migratrice, svernante e nidificante sia la sottospecie nominale carbo come migratrice e svernante con un numero non quantificabile di individui. Le popolazioni della sottospecie nominale carbo e della sottospecie sinensis nidificanti in Europa, Turchia e Caucaso, sono state stimate rispettivamente di 41.000-47.000 e 269.000-323.000 coppie (BirdLife International 2004). La maggior parte della popolazione dell’Europa centro-occidentale nidifica in Danimarca, Germania, Svezia e Paesi del Baltico e sverna nell’Europa centrale e meridionale e nel Maghreb. Le persecuzioni a cui è stata soggetta la specie su gran parte dell’areale europeo ne ha determinato la scomparsa già nel XIX secolo in vaste aree. A partire dal 1970, le misure di protezione della specie emanate nell’Europa occidentale, l'aumento di disponibilità trofiche (impianti di itticoltura intensiva) e l’assenza e/o scarsità di specie competitrici quali il Pellicano, hanno determinato un incremento demografico delle residue popolazioni nord-europee. In Danimarca, Paese dal quale provengono numerosi individui svernanti in Italia, la specie fu sterminata come nidificante attorno al 1876. Nel 1938 fu segnalata nuovamente come nidificante e fino al 1971 occupò progressivamente 9 differenti località, ma soltanto in una di queste fu ininterrottamente presente. A seguito di misure di protezione relative a questa ultima colonia si verificò un incremento della popolazione nidificante con formazione di nuove colonie. Nel 1980 si era perciò passati dalle circa 200 coppie del 1972 a poco più di 2.000, con un incremento annuo medio del 30%. Nel 1985 la popolazione nidificante ammontava a 7.553 coppie presenti in 9 località, con l'87% concentrato nelle 3 colonie più vecchie. Nel 1995 la popolazione era costituita da 38.300 coppie distribuite in 35 colonie. Negli anni successivi la popolazione si è mantenuta stabile in Danimarca mentre ha continuato ad aumentare in Germania (16.800 cp nel 1997-1999), in Olanda (18.400-19.500 cp nel 1998-2000), in Svezia (25.000-26.000 cp nel 1999-2000) e in Polonia (12.500 cp nel 2000) . 
In Italia risulta nidificante in Sardegna con una piccola popolazione di alcune decine di coppie che è stata recentemente estinta o quasi a causa degli abbattimenti massicci attuati sugli individui svernanti (M. Grussu ined.); nell’Italia continentale, dopo un tentativo nel 1981 nelle Valli di Comacchio e la prima nidificazione nel 1986 nelle Valli di Argenta (FE), vi sono stati insediamenti riproduttivi stabili in altre province della regione (Ravenna, Ferrara, Bologna), in Piemonte, Veneto  (province di Venezia dal 1997 e Rovigo dal 1998) e nidificazioni occasionali e/o tentativi in Lombardia, Friuli-Venezia Giulia, Puglia e Sicilia con un incremento progressivo della popolazione fino a 878-880 coppie nel 2000 (Serra e Brichetti 2002); per gli anni successivi non è disponibile un censimento complessivo della popolazione italiana che dovrebbe attualmente essere attorno alle 1.400 coppie.   
In Emilia-Romagna, oltre al sito ormai "storico" delle Valli di Argenta (FE), si sono costituite colonie in Valle Bertuzzi (FE) dal 1993 e in Punte Alberete - Valle Mandriole (RA) dal 1994; tentativi di nidificazione si sono verificati nel 1994 anche nella bassa Bolognese e nelle vallette di Ostellato (FE). Nel 1994 la popolazione nidificante in Emilia-Romagna ammontava a 338 coppie di cui 250 nelle Valli di Argenta, 80 in Valle Bertuzzi, 3 in Valle Mandriole, 3 nelle Vallette di Ostellato (FE), 2 presso Malalbergo (BO). Nel 2004 sono state censite 1.042 coppie nidificanti nel Parco del delta del Po concentrate a Punte Alberete – Valle Mandriole (RA) e nelle Valli di Argenta (FE) (www.parcodeltapo.it); nelle province di Ferrara e Bologna sono inoltre noti nel periodo 2004-2007 almeno altri 6 siti riproduttivi, 3 dei quali regolari, in cui si riproducono 30-40 coppie. 
Per quanto riguarda lo svernamento in Italia, il fenomeno ha cominciato a verificarsi con regolarità dalla metà degli anni '70 e la popolazione svernante in Italia è stata stimata di 13.000 individui negli anni 1986-1987 e 1987-1988, 15.000 individui nell'inverno 1988-1989, 49.000 nell'inverno 1994-1995 e 61.600 nel gennaio 2000. Il Delta del Po costituisce un sito di importanza internazionale per lo svernamento della specie mentre le Valli di Argenta e le Valli di Comacchio sono siti di importanza nazionale  (Baccetti et al. 2002). Dopo il rapido aumento iniziale, ben documentato almeno in tutto il delta del Po (Boldreghini et al. 1993), nel periodo 1989-1993 la popolazione svernante nell'Adriatico settentrionale è raddoppiata, passando da 3.500 a 7.800 individui, ma con una progressiva diminuzione dell'incremento annuo,  e negli anni successivi si è assistito ad una ridistribuzione della popolazione, cioè alcuni dei dormitori principali hanno diminuito la loro capacità e porzioni di popolazione hanno occupato territori apparentemente meno favorevoli.  In Emilia-Romagna fino al 1989 il 99% dei cormorani erano concentrati in un solo dormitorio e nel dicembre dello stesso anno la popolazione dopo essere arrivata a circa 3.500 individui, si divise occupando altri dormitori. Il processo di "ridistribuzione" sul territorio del contingente svernante è proseguito  negli anni successivi interessando anche aree diverse dalla fascia lagunare costiera, nella quale la popolazione era finora concentrata. Nel Ravennate sono state utilizzate le piattaforme per l'estrazione del metano più vicine alla costa (1-3 miglia marine) quali dormitori di gruppi di poche centinaia di individui e nell'entroterra vi è stata a partire dal 1992 la progressiva diffusione in tutte le province di dormitori lungo i corsi d’acqua e in zone umide minori, al massimo di alcune centinaia di individui, molti dei quali utilizzati solo in periodo di migrazione. Sembrerebbe quindi che, mentre fino ai primi anni ‘90 gli stormi migranti erano quasi esclusivamente attratti dai grandi sistemi di zone umide costiere, successivamente i cormorani hanno imparato ad usare anche risorse più disperse sul territorio e provenienti da ecosistemi meno produttivi. La popolazione svernante nell’interno è costretta a muovere verso la costa solo nel caso di ondate di freddo che gelano gli specchi d’acqua, come ad esempio nel gennaio 2002. Premesso che mancano per l’Emilia-Romagna censimenti recenti contemporanei di tutti i dormitori invernali, i risultati dei censimenti diurni degli uccelli acquatici svernanti nel periodo 2004-2006 permettono di stimare indicativamente una popolazione svernante di circa 6.000 individui concentrata principalmente nelle zone umide salmastre delle province di Ferrara e Ravenna  e nelle zone umide dell’entroterra Ferrarese e del Bolognese (archiv. AsOER).
Vocazione 
Le tipologie ambientali frequentate durante il periodo riproduttivo sono A, B, C, D, E, F, O (vedi Tabella) con superficie complessiva superiore ai 100 ha nel raggio di 5 km dal sito di nidificazione. Le tipologie ambientali frequentate al di fuori del periodo riproduttivo sono A, B, C, D, E, F, G, O, Q (vedi Tabella) .
Fattori limitanti 
A livello europeo  lo stato di conservazione della popolazione è considerato sicuro (BirdLife International 2004). Il Cormorano è una specie ittiofaga con un ampio spettro alimentare in relazione alle diverse situazioni ambientali e geografiche. L’elevata attrazione esercitata su numerosi individui dalle zone umide con condizioni ambientali artificiali (elevate densità di pesci in impianti di pescicoltura intensiva o in bacini di stoccaggio e di svernamento) collocano la specie tra quelle problematiche e quindi tra le cause di conflittualità tra itticoltori e Amministrazioni pubbliche responsabili della conservazione e della gestione della fauna. 
Nell’ultimo decennio in Emilia-Romagna azioni di disturbo mirato e di controllo numerico legali e spesso anche non legali, tendono a contenere ed evitare l’insediamento di coppie nidificanti e la presenza di grandi dormitori al di fuori del periodo riproduttivo all’interno o in prossimità delle maggiori aree utilizzate per l’itticoltura.
Cormorano nidificante
Cormorano fuori
Cormorano
 
 
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