Regione Emilia-Romagna 
ASSESSORATO AGRICOLTURA, ECONOMIA ITTICA, ATTIVITA' FAUNISTICO-VENATORIE.
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Indice generale
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GABBIANO COMUNE Larus ridibundus
Caratteristiche generali 
Lungh. 34-37 cm, apertura alare 100-110 cm, peso: 190-400 g. Sessi simili, abiti stagionali simili, specie monotipica a distribuzione euroasiatica. Gabbiano di medie dimensioni riconoscibile per il cappuccio color cioccolato che copre solo la parte facciale del capo dalla nuca alla gola. Il corpo è prevalentemente bianco con copritrici alari grigio perla e remiganti striate di grigio scuro. Il becco è sottile e di color rosso violaceo. 
In Emilia-Romagna è una specie migratrice regolare, nidificante e svernante.  
Distribuzione e status 
Specie con ampio areale in Europa ed Asia tra il 40° ed il 70° parallelo. In Europa nidifica prevalentemente nei Paesi centro-settentrionali con propaggini nella parte settentrionale dell’area Mediterranea dove la colonizzazione è avvenuta nella seconda metà del XX secolo. 
La stima più recente della popolazione nidificante in Europa è di 1.500.000-2.200.000 coppie concentrate prevalentemente in Russia (200.000-500.000 cp), Bielorussia (180.000-220.000 cp), Polonia (110.000-120.000 cp), Danimarca (110.000-125.000 cp), Germania (136.000-167.000 cp), Olanda (132.000-137.000 cp), Gran Bretagna (138.000 cp) (BirdLife International 2004). 
Il primo insediamento italiano è stato segnalato in Emilia-Romagna nel Ravennate nel 1960 (Toschi 1960) e negli anni successivi la specie ha colonizzato Sardegna (1965), Piemonte (1968), Lombardia (1971), Veneto (1983) e Friuli-Venezia Giulia (1984);  nidificazioni irregolari sono state rilevate in Puglia, Sicilia e Campania. Nel 1984 sono state censite in Italia 780 coppie delle quali il 71% era concentrato nelle Valli di Comacchio e in Valle Bertuzzi (Barbieri in Fasola 1986).  
Censimenti regolari delle Valli di Comacchio dal 1977 al 2001 (Brichetti e Foschi  2006) indicano che in questa località la popolazione nidificante di Gabbiano comune ha avuto la seguente evoluzione: 30-50 coppie negli anni ‘70, 50-80 fino al 1979, con successivi sensibili aumenti nel 1981 (383 cp), nel 1983 (614 cp) e nel 1986 (780 cp) e marcate fluttuazioni e una stabilizzazione su livelli bassi dal 1997 (media 244) con un numero minimo di 100 coppie nel 2001. L’andamento della popolazione delle Valli di Comacchio è risultato in relazione alla colonizzazione e all’incremento della popolazione nidificante di siti limitrofi (Valle Bertuzzi, Ortazzo, Salina di Cervia, Pialasse). Nidificazioni di 1-4 coppie si sono verificate anche nel Bolognese nei comuni di Budrio, Medicina e Molinella a partire dal 1995 e nel Modenese nel comune di Mirandola nel 2004 (3 nidi) (Giannella e Tinarelli 2006). Per la prima metà degli anni ’90 era stata stimata una popolazione nidificante regionale fluttuante tra 500 e 1.000 coppie in relazione anche all’andamento di colonie in regioni adiacenti appartenenti allo stesso comprensorio (Delta del Po, lagune venete). Censimenti effettuati dal Parco del Delta del Po Emilia-Romagna nel periodo 2004-2006 indicano che la popolazione nidificante nelle zone umide costiere del Ferrarese e del Ravennate si è attestata attorno a 500  coppie.  
I movimenti migratori avvengono principalmente in luglio-inizio dicembre e a metà febbraio-maggio. In periodo invernale il numero di presenze aumenta considerevolmente poiché buona parte del contingente centro-europeo sverna nell’area del Mediterraneo. L’areale di svernamento della popolazione europea risulta molto vasto estendendosi dall’Europa settentrionale all’Africa e dal Mar Caspio alle isole atlantiche e ciò non consente una esatta valutazione dell’ordine di grandezza dei movimenti. I censimenti degli uccelli acquatici svernanti coordinati dall’INFS sono insufficienti e incompleti per valutare la consistenza della popolazione presente in gennaio in Italia che è stata stimata orientativamente tra 500.000 e 1.000.000 di individui per il periodo 1991-2000 (Brichettti e Fracasso 2006). Allo stesso modo si può stimare la presenza di 40.000-60.000 individui in gennaio in Emilia-Romagna. In periodo invernale le aree maggiormente interessate dalla presenza degli individui svernanti sono le zone umide costiere, i litorali e le discariche dell’interno. Tale presenza è sicuramente legata alla grande disponibilità di habitat e di risorse trofiche naturali ed artificiali. Nell’interno la specie è regolare durante l’inverno e sono stati rilevati branchi di alcune centinaia, talvolta migliaia, di individui presso le discariche.
Vocazione 
In Emilia-Romagna nidifica principalmente su dossi e barene coperti in genere da vegetazione alofila in lagune, valli salmastre e saline, e più raramente in zone umide d’acqua dolce dove usa spesso i nidi costruiti e abbandonati dalle folaghe. Le tipologie ambientali frequentate in ambito regionale durante il periodo riproduttivo sono quelle descritte alle lettere A e B (con superficie maggiore di 20 ha), E, F, G, O (vedi Tabella). Al di fuori del periodo riproduttivo la specie può frequentare invece tutti i tipi di zone umide (compresi i tratti collinari e appenninici dei corsi d’acqua), il mare aperto, le discariche e le zone coltivate.
Fattori limitanti 
A livello europeo lo stato di conservazione della popolazione è considerato provvisoriamente sicuro nonostante una modesta diminuzione durante il 1990-2000 delle popolazioni nidificanti attorno al Mar Baltico (BirdLife International 2004). In Emilia-Romagna i fattori limitanti più significativi per la popolazione nidificante sono costituiti dalla sommersione dei nidi in seguito a piogge, tempeste e a manovre idrauliche in saline e valli salmastre, dalla predazione dei pulli e delle uova principalmente da parte del Gabbiano reale ma anche di corvidi, ratti e cani, dal disturbo antropico (turisti, fotografi, ….), dalla scarsità di siti adatti alla nidificazione a causa anche della competizione da parte del Gabbiano reale che si insedia prima, dalla contaminazione da metalli pesanti, pesticidi e idrocarburi. Sono segnalati anche abbattimenti illegali, frequenti soprattutto in alcuni ambiti destinati all’itticoltura intensiva, e l’intrappolamento nelle reti protettive di alcuni bacini per l’itticoltura.
Gabbiano comune nidificante
Gabbiano comune fuori
Gabbiano comune
 
 
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