Regione Emilia-Romagna 
ASSESSORATO AGRICOLTURA, ECONOMIA ITTICA, ATTIVITA' FAUNISTICO-VENATORIE.
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Indice generale
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MIGNATTINO PIOMBATO Chlidonias hybrida
Caratteristiche generali 
Lungh. 23-25 cm, apertura alare 74-78 cm, peso 80-109 g. Sessi con colorazione simile. Abiti stagionali e giovanili differenziati. Specie politipica (6 sottospecie) a distribuzione paleartico-paleotropicale-australasiana. Confondibile soprattutto con Mignattino e Mignattino alibianche rispetto ai quali, durante il periodo riproduttivo, ha guance bianche e parti inferiori più brune. 
In Emilia-Romagna è una specie migratrice regolare, nidificante, svernante irregolare.  
Distribuzione e status 
In Europa l’areale riproduttivo è abbastanza frammentato e si estende dalla penisola Iberica al Mar Caspio. La stima più recente della popolazione nidificante in Europa è di 42.000-87.000 coppie concentrate prevalentemente in Russia (10.000-25.000 cp), Ucraina (5.000-8.500 cp), Romania (8.000-12.000 cp), Turchia (4.000-8.000 cp), Azerbaijan (3.000-10.000 cp), Spagna (2.500-10.000 cp) (BirdLife International 2004) 
La popolazione Italiana è concentrata in Emilia-Romagna dove è stata segnalata per la prima volta come nidificante nel 1939 nel Bolognese (Toschi 1940). Censimenti della popolazione nidificante sono disponibili dal 1972 e indicano un incremento fino al 1986 (circa 400 cp agli inizi degli anni ’80), una diminuzione tra il 1987 e il 1995 (circa 300 cp) con valori minimi nel 1996 e 1997 (circa 200 cp) e negli anni successivi un incremento (circa 600 cp nel 2004 e 2005). Sebbene l’areale riproduttivo italiano principale comprenda solo la provincia di Ferrara e un’area di pianura tra le province di Modena, Bologna e Ravenna, i dati disponibili per i siti censiti non permettono un’analisi dettagliata delle fluttuazioni interannuali della popolazione nidificante dagli anni ’70 poiché sono spesso aneddotici (Tinarelli 2006); in tali condizioni la rapidità del ciclo riproduttivo, l’insediamento e la deposizione delle uova spesso scaglionati nell’arco di uno o più mesi in uno stesso sito, l’insediamento di colonie numerose di 50-140 nidi in bacini di dimensioni appena superiori a 3-4 ettari, la facilità e la frequenza con cui vengono distrutti i nidi da temporali e tempeste di vento, la presenza diffusa di gruppi di individui anche in siti non utilizzati per la riproduzione, l’impossibilità in alcuni siti di effettuare conteggi senza accedere in barca, la necessità di autorizzazioni per accedere in molti siti, rendono particolarmente impegnativo localizzare e valutare appropriatamente le dimensioni delle colonie e impossibile distinguere le eventuali covate di rimpiazzo. Inoltre non è stata effettuata ogni anno una copertura omogenea dei siti potenzialmente utilizzabili per la riproduzione e quindi sono stati probabilmente rilevati inadeguatamente i siti con nidificazioni sporadiche. 
Dal 1994 la specie ha nidificato complessivamente in 31 siti nelle province di Bologna (14), Modena (6), Ferrara (4), Ravenna 2, Parma (3), Pavia (1), Mantova (1). Nel 2004-2005 la popolazione nidificante di circa 600 coppie era ripartita in 8 siti: 3 nel Modenese, 1 nel Ferrarese, 3 nel Bolognese e 1 nel Ravennate. La specie ha immediatamente colonizzato per la nidificazione alcune zone umide (sia con ammassi di alghe e vegetazione sia con idrofite semisommerse) realizzate e gestite mediante l’applicazione di misure agroambientali comunitarie su terreni ritirati dalla produzione, ampliando e consolidando così il proprio areale nelle province di Modena e Bologna. La popolazione nidificante censita nelle suddette zone umide è andata progressivamente aumentando fino a costituire una parte rilevante di quella regionale e nazionale: 122-214 coppie nel 1997-1998 (60-81% della popolazione regionale) e 367-382 coppie nel 2002-2003 (71-81% della popolazione regionale e della popolazione italiana) (Marchesi e Tinarelli 2007). Gli ambienti utilizzati per la nidificazione nelle zone umide ripristinate hanno permesso generalmente un buon successo riproduttivo ed un forte incremento della popolazione italiana grazie all’assenza di grandi pesci e al contenimento dell’impatto della nutria sui nidi. Inoltre in molte delle zone umide utilizzate per la nidificazione, la Nutria, anche se presente e numerosa, evita l’avvicinamento ai nidi collocati su densi ammassi di idrofite semi sommerse come Potamogeton sp. a causa della difficoltà di muoversi tra essi. 
I quartieri di svernamento della popolazione europea sono situati nel delta del Nilo e a sud del Sahara. Negli ultimi anni è aumentata la frequenza dei casi di svernamento in Emilia-Romagna: da 4 a 9 individui nel 2001, 2005 e 2006 nel comprensorio di Comacchio (archiv. AsOER). I movimenti migratori avvengono a fine luglio - ottobre e in marzo – inizio giugno.
Vocazione 
Nidifica in colonie, in genere monospecifiche e il territorio vocato per la riproduzione comprende numerose aree in cui vi sono zone umide d’acqua dolce, anche di piccole dimensioni, con vegetazione acquatica galleggiante e semisommersa utilizzabile come ancoraggio e supporto dei nidi galleggianti a condizione che non vi siano alte densità di nutrie e pesci di grandi dimensioni che possono danneggiare accidentalmente i nidi galleggianti. Dagli anni ’90 ai primi del 2000 sono quasi scomparse le colonie dove i nidi erano costruiti prevalentemente su ninfee (Valli di Argenta, Valle Mandriole) e i nidi sono stati costruiti quasi esclusivamente su ammassi di idrofite semi sommerse quali Potamogeton sp. e su ammassi di alghe verdi. Può frequentare per l’alimentazione tutti i tipi di zone umide con acqua dolce e stagnante.
Fattori limitanti 
A livello europeo lo stato di conservazione della popolazione è considerato sfavorevole poiché la popolazione europea è relativamente piccola e soggetta ad un moderato declino nel periodo 1970-1990 e, nonostante la successiva stabilità della maggior parte delle popolazioni, non ha recuperato nel 1990-2000 il livello precedente (BirdLife International 2004). In Emilia-Romagna i principali fattori limitanti per la popolazione nidificante sono costituiti dalla scarsità di zone umide con condizioni idonee per la riproduzione e dalla presenza di nutrie e di grandi esemplari di carpe erbivore che possono distruggere i nidi per ribaltamento; il fenomeno assume dimensioni rilevanti nelle zone umide con elevate densità di nutrie dove la specie arriva addirittura a disertare zone altrimenti ottimali per la riproduzione (Andreotti e Tinarelli 2005). Anche il prosciugamento e l’eccessivo abbassamento dei livelli dell’acqua durante il periodo riproduttivo che rendono accessibili i nidi ai predatori terrestri e i fenomeni naturali quali tempeste di vento e grandinate che distruggono facilmente i nidi galleggianti, costituiscono importanti fattori limitanti. Negli ultimi decenni le tempeste di vento e le grandinate hanno causato la perdita delle uova e/o la morte dei pulcini in almeno un sito ogni 1-2 anni. Anche la disponibilità di prede e di piccoli pesci potrebbe essere un fattore fondamentale per la distribuzione e la dinamica di popolazione sulla cui rilevanza mancano però informazioni.
Mignattino piombato
Mignattino piombato
 
 
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