Regione Emilia-Romagna 
ASSESSORATO AGRICOLTURA, ECONOMIA ITTICA, ATTIVITA' FAUNISTICO-VENATORIE.
Indice generale
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PICCHIO NERO Dryocopus martius
Dimensioni: 
45-57 cm; apertura alare: 64-68 cm.  
Peso medio: 
255-315 gr.  
Specie politipica: 
1 sottospecie (D.m.martius) nel Paleartico occidentale. 
Distribuzione: 
Eurosibirica. Presente in tutta Europa (ad eccezione delle isole britanniche) con la popolazione più consistente in Russia dove si trova il 70% della popolazione continentale; altri contingenti importanti nell’Est (Bielorussia, Romania), al Centro (Polonia, Germania) e al Nord (Svezia, Finlandia).
Caratteristiche generali 
Picchio di grandi dimensioni, il più grande in Europa, inconfondibile per la colorazione completamente nera ad eccezione della calotta rossa che si estende per tutto il vertice nel maschio mentre è limitata ad una piccola porzione della nuca nella femmina. 
Dotato di un becco potente (6-7 cm di lunghezza) a forma di pugnale in grado di scavare grandi buche negli alberi; le zampe corte e le dita zigodattile consentono movimenti verticali lungo i fusti. 
Oltre che dalle varie emissioni vocali, la sua presenza può essere rilevata grazie al “tambureggiamento”, una serie, rapida e molto sonora, di colpi emessi col becco contro gli alberi che può essere udito a grande distanza. 
E’ specie tipicamente forestale per la quale è necessaria la presenza di alberi morti, rimasti eretti, dove scavare per reperire il cibo costituito da Insetti, in prevalenza Formicidi; negli alberi vivi, invece, costruisce la sua cavità-nido. 
E’ specie essenzialmente sedentaria, i cui giovani mostrano tuttavia notevoli movimenti dispersivi.
Status 
Distribuito in Italia ampiamente sulle Alpi e con piccole popolazioni isolate nell’Appennino meridionale e centrale: Calabria, Basilicata, Campania, Abruzzo e Molise; la popolazione è stimata in 1.000-4.000 coppie con trend positivo (BirdLife International 2004). 
Per l’Emilia-Romagna era indicato storicamente nidificante nelle Pinete Ravennati (Ginanni 1774); successivamente viene citato per una cattura del 1889 a Casola Valsenio nel Ravennate (Zangheri 1938) e per un’osservazione del 1984 nei Boschi di Faeto nel Modenese (Ceccarelli e Gellini 2011). 
Nel versante romagnolo del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi la specie è stata osservata per la prima volta nel dicembre del 2000 (Ceccarelli et al. 2003); la presenza è poi aumentata fino a formare una piccola popolazione stimata in almeno 4-5 coppie nel 2007 (Ceccarelli et al. 2008), con accertamento della riproduzione nel 2009; gli ultimi rilevamenti portano ad una stima di almeno 6 coppie in espansione ed indicano un ampliamento dell’areale verso il versante toscano del Parco. I siti territoriali sono distribuiti nella foresta matura di Abete bianco e Faggio, ad altitudini di 900-1250 m, ed occupano una fascia di foresta lunga oltre 10 km attraverso le foreste della Lama, di Campigna e la R.N.I. di Sasso Fratino; i nidi sono posti sempre su faggi vivi, mentre gli scavi di alimentazione si trovano in alberi morti, prevalentemente negli abeti (77% dei dati rilevati), eccezionalmente in abeti vivi. 
Questa nuova presenza riveste notevole importanza biogeografia rappresentando, assieme a quella riscontrata recentemente nell’Appennino ligure (Baghino 2009) gli unici insediamenti in tutto l’Appennino settentrionale. 
Sulla base di confronti genetici degli individui locali con quelli delle popolazioni alpine e meridionali, è chiara l’origine alpina della popolazione delle Foreste Casentinesi (Alberti 2009). 
Al momento non sussistono gravi rischi per la specie, favorita dal regime di protezione ambientale vigente nel Parco Nazionale; la gestione forestale, in particolare la conservazione in piedi delle piante morte, assicura ampiamente le risorse alimentari e i siti riproduttivi necessari al mantenimento della piccola popolazione. Come per tutte le specie rare e prestigiose, dovrebbe tuttavia essere scoraggiata l’attività dei fotografi naturalisti nel periodo della nidificazione per evitare disturbo durante il ciclo riproduttivo.
 
Picchio nero
Picchio nero 
Foto: Giorgio Amadori
 
 
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