Status
Distribuito in Italia ampiamente sulle Alpi e con piccole popolazioni isolate nell’Appennino meridionale e centrale: Calabria, Basilicata, Campania, Abruzzo e Molise; la popolazione è stimata in 1.000-4.000 coppie con trend positivo (BirdLife International 2004).
Per l’Emilia-Romagna era indicato storicamente nidificante nelle Pinete Ravennati (Ginanni 1774); successivamente viene citato per una cattura del 1889 a Casola Valsenio nel Ravennate (Zangheri 1938) e per un’osservazione del 1984 nei Boschi di Faeto nel Modenese (Ceccarelli e Gellini 2011).
Nel versante romagnolo del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi la specie è stata osservata per la prima volta nel dicembre del 2000 (Ceccarelli et al. 2003); la presenza è poi aumentata fino a formare una piccola popolazione stimata in almeno 4-5 coppie nel 2007 (Ceccarelli et al. 2008), con accertamento della riproduzione nel 2009; gli ultimi rilevamenti portano ad una stima di almeno 6 coppie in espansione ed indicano un ampliamento dell’areale verso il versante toscano del Parco. I siti territoriali sono distribuiti nella foresta matura di Abete bianco e Faggio, ad altitudini di 900-1250 m, ed occupano una fascia di foresta lunga oltre 10 km attraverso le foreste della Lama, di Campigna e la R.N.I. di Sasso Fratino; i nidi sono posti sempre su faggi vivi, mentre gli scavi di alimentazione si trovano in alberi morti, prevalentemente negli abeti (77% dei dati rilevati), eccezionalmente in abeti vivi.
Questa nuova presenza riveste notevole importanza biogeografia rappresentando, assieme a quella riscontrata recentemente nell’Appennino ligure (Baghino 2009) gli unici insediamenti in tutto l’Appennino settentrionale.
Sulla base di confronti genetici degli individui locali con quelli delle popolazioni alpine e meridionali, è chiara l’origine alpina della popolazione delle Foreste Casentinesi (Alberti 2009).
Al momento non sussistono gravi rischi per la specie, favorita dal regime di protezione ambientale vigente nel Parco Nazionale; la gestione forestale, in particolare la conservazione in piedi delle piante morte, assicura ampiamente le risorse alimentari e i siti riproduttivi necessari al mantenimento della piccola popolazione. Come per tutte le specie rare e prestigiose, dovrebbe tuttavia essere scoraggiata l’attività dei fotografi naturalisti nel periodo della nidificazione per evitare disturbo durante il ciclo riproduttivo.
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