Status
Nidificante comune nell’Italia meridionale e nelle isole, localizzata nelle regioni centrali e settentrionali; stimate in Italia 15.000-30.000 coppie con trend negativo (BirdLife International 2004).
La distribuzione regionale è frammentaria ed interessa 24 tavole (13,7% del totale), 22 delle quali con indicazione certa o probabile di nidificazione. Appare più diffusa nelle province centrali ed occidentali da Bologna a Piacenza dove frequenta i greti ciottolosi e sabbiosi con rada vegetazione xerofila dei fiumi; dal Panaro al Trebbia, nei loro tratti di alta pianura e bassa collina, tutti i fiumi risultano occupati (Ambrogio et al. 2001; Ravasini 1995; Giannella e Rabacchi 1992); non sono note invece presenze nell’Appennino romagnolo. Nelle province orientali è presente nelle zone di pianura ferraresi e ravennati dove frequenta le zone vallive e la campagna adiacente; in questo caso l’habitat è situato negli incolti e nelle coltivazioni con seminativi a sviluppo tardivo; altre isolate presenze in pianura sono riportate nel Bolognese lungo l’asta del Reno nei coltivi di soia, mais, barbabietole (Tinarelli et al. 2002).
Per il Parmense la stima della popolazione è di 110 coppie con le densità più elevate (2 cp/kmq) lungo il Taro (Ravasini 1995). Lo status regionale risulta indeterminato (Gustin et al. 1997) a causa delle difficoltà di individuare coppie molto localizzate in vaste aree potenzialmente idonee; è da tenere presente anche che le indicazioni nelle province occidentali sono tutte ormai datate e necessiterebbero di conferme recenti. E’ probabile peraltro che il trend sia negativo in tutta la Regione come appare chiaro nella porzione orientale; nel Forlivese e nel Riminese ad esempio la specie sembra scomparsa: le presenze note negli anni ’80 in zone litoranee e lungo il Marecchia (Foschi e Gellini 1987) non sono attualmente confermate (Casini e Gellini 2008); nel Ravennate la presenza rimane estremamente localizzata lungo il Reno, nell’Ortazzo e nei campi adiacenti alla Salina di Cervia (Ceccarelli e Gellini 2011).
La Calandrella è del resto in declino a livello europeo, classificata SPEC3 (BirdLife International 2004) cioè con status sfavorevole e popolazione non concentrata nel continente.
Localmente le minacce possono derivare dal disturbo delle attività umane nelle zone delle golene fluviali e litoranee (coltivazioni, escavazioni, pascolo, traffico dei fuoristrada, presenza dei cani, tutte attività che andrebbero regolamentate nel periodo riproduttivo), nonchè dall’uso dei pesticidi nelle coltivazioni.
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